domenica 13 gennaio 2019


LO SVILUPPO EMOTIVO ED AFFETTIVO

 Significato e funzioni delle emozioni
L’emozione è un allontanamento dal normale stato di quiete dell’organismo a cui si accompagnano specifiche reazioni fisiologiche interne connesse alle diverse risposte (gioia, tristezza, paura, ecc.) e impulso all’azione. Ha quindi contemporaneamente una dimensione fisiologica, motivazionale,
cognitiva e comunicativa, sia a livello individuale che sociale.

 a livello cognitivo il pensiero valuta il significato delle emozioni e guida l’individuo a far fronte all’evento che le ha scatenate
 a livello motivazionale il comportamento viene orientato in base ai desideri ed agli scopi: in genere vengono evitati gli eventi spiacevoli e ricercati attivamente quelli piacevoli
 a livello espressivo e comunicativo è difficile inibire la manifestazione delle emozioni, che dipende dai muscoli facciali ed è comune a tutti gli esseri umani
 a livello sociale le emozioni non si presentano mai senza una ragione: per provarle devono realizzarsi specifiche condizioni, causate dalle azioni degli altri o dagli eventi in generale.

Principali teorie sullo sviluppo delle emozioni

La teoria della differenziazione emotiva

La teoria della differenziazione emotiva
Negli anni ’30 Bridges studiò in un orfanotrofio di Montreal le risposte fisiologiche di bambini da un mese a due anni di età. Le sue ricerche, successivamente rielaborate da Sroufe, hanno originato la teoria della differenziazione emotiva, che correla lo sviluppo emotivo precoce a quello cognitivo e sociale:sistema piacere- gioia caratterizza i primi due mesi di vita e determina uno stato di benessere
generale.
Precursori tipici di questa fase: risposte piacevoli
 sistema frustrazione- rabbia
precursori tipici: segni di disagio dovuti a fame, sonno, limitazione dei
 sistema circospezione-paura precursori tipici: reazioni
di trasalimento e pianto
     lo sviluppo del sistema piacere-gioia è relativamente rapido: a 3 mesi il bambino sa indirizzare il sorriso verso persone o oggetti (sorriso sociale)
a 4 mesi presenta riso attivo e gioia
Durante il processo di progressiva differenziazione, i precursori emotivi non si annullano del tutto, ma possono riemergere in condizioni di forte stress.

La teoria differenziale delle emozioni 

A differenza della teoria precedente, la teoria differenziale delle emozioni elaborata da Izard e colleghi sostiene che il neonato possieda fin dall’inizio un repertorio di emozioni fondamentali e differenziate, basate su programmi innati e universali.
Izard individua nove emozioni di base:
interesse gioia tristezza disgusto sorpresa collera disprezzo paura
intorno ai 5-6 mesi
diventano evidenti le reazioni di delusione e insoddisfazione, che nel II semestre evolvono in risposte di rabbia e collera
 le indistinte reazioni di disagio intorno ai 4 mesi si distinguono in disappunto e sorpresa, suscitate da stimoli che possono intimorire; successivamente compaiono emozioni più evidenti di circospezione
 2
vergogna
Alcune di esse sono già presenti alla nascita, altre emergono nel corso dello sviluppo. L’emozione non consiste semplicemente nella risposta ad uno stimolo, ma costituisce una forma di organizzazione innata che motiva affetti e comportamento; dalla sua rigida forma iniziale essa evolve rapidamente verso forme più flessibili sotto la spinta delle relazioni e della socialità. Le emozioni hanno dunque un forte valore comunicativo.
La teoria è definita differenziale perché ogni emozione si manifesta attraverso specifiche configurazioni vocali e facciali.
Nel primo e nel secondo mese di vita il neonato manifesta le emozioni negative e positive (interesse, disgusto, trasalimento) essenzialmente per comunicare i propri bisogni e non per stabilire un contatto
con le figure di accudimento.
In una seconda fase, che inizia intorno al terzo mese, caratterizzata da più evidenti processi percettivo-affettivi, il bambino comincia a rivolgere la sua attenzione verso le persone e gli oggetti: emergono allora emozioni derivanti da eventi inattesi (sorpresa), o reazioni ad ostacoli (collera, paura).
A partire da nove mesi, con lo sviluppo dei processi cognitivo-affettivi, il bambino acquisisce una maggiore consapevolezza di sé e dell’ambiente che lo circonda e manifesta timidezza, vergogna e paura, che lo aiutano a crescere.
Dal secondo anno di vita i bambini imparano a mostrare ciò che provano, in accordo alle regole sociali: diventano perciò capaci di esagerare, minimizzare, nascondere o simulare le manifestazioni emotive.
L’approccio funzionalista
Campos e colleghi osservano che le emozioni hanno la funzione di regolare il rapporto tra organismo e ambiente. La loro teoria presuppone che tutte le emozioni di base, e non solo alcune, siano già presenti alla nascita. Sono considerate come sistemi di azione finalizzati a soddisfare bisogni adattivi e vengono raggruppate in famiglie di emozioni che mirano allo stesso obiettivo.
7.3 Sviluppo delle emozioni
Non c’è accordo tra i ricercatori su quali siano le emozioni di base. Alcuni, come Campos, le raggruppano in famiglie.
Secondo Izard, per essere considerata primaria (o di base) un’emozione deve possedere determinate caratteristiche, tra cui uno specifico substrato neurale ed una particolare configurazione facciale.
Diventano importanti, in questo senso, gli studi sulle espressioni emotive del neonato, che hanno confermato la tesi dell’universalità delle manifestazioni emotive, anticipata dallo stesso Darwin.


Emozioni e interazione sociale
Le emozioni regolano le relazioni affettive e ne sono i mediatori cognitivi: il bambino apprende precocemente le regole di questo “gioco” relazionale, prima ancora, secondo Trevarthen, di saper afferrare gli oggetti o di rappresentarseli.
In quanto segnali indispensabili per regolare la comunicazione, le emozioni sono anche mediatori sociali. Fin dall’inizio le madri attribuiscono un’intenzionalità emotiva alle manifestazioni del bambino, rispondendo in modo appropriato ai suoi segnali (= scaffolding), anche quando si tratta soltanto di risposte automatiche.
In generale, attraverso la socializzazione delle emozioni (= attribuzione di significato agli eventi che stimolano le emozioni) il bambino apprende dagli adulti del suo ambiente quali siano le condotte emotive appropriate al contesto e quali siano i modi appropriati per fronteggiarle, esprimerle o modificarle. In questo senso, l’azione dell’adulto orienta e canalizza le emozioni in accordo con le regole e le aspettative sociali e culturali.
Quindi, le emozioni acquistano significato all’interno delle relazioni affettive e sono strettamente legate ad esse.
In particolare, gli scambi emotivi che si stabiliscono tra bambino e figura di riferimento (madre) sono determinanti per lo sviluppo del bambino.

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